Estratto dal libro L'HANGAR PER DIRIGIBILI DI AUGUSTA di Ilario Saccomanno
Il libro L'HANGAR PER DIRIGIBILI DI AUGUSTA è in distribuzione presso le librerie e le cartolerie di Augusta o anche presso la sede dell'Associazione, nel parco dell'Hangar, nei giorni di apertura.
L’Hangar per dirigibili di Augusta rappresenta una delle testimonianze significative dello sviluppo storico della città segnato fortemente dalle peculiarità della sua rada. La sua ampiezza, la profondità dei fondali, la vicinanza di sorgenti e corsi d’acqua, le favorevoli condizioni atmosferiche e geomorfologiche della zona sono state le caratteristiche che hanno influito sull’evoluzione della città e del suo territorio.
Anni '80 - Veduta aerea dell'Hangar per dirigibili e del suo parco
Un percorso di culture e civiltà che abbraccia un arco temporale lungo tre millenni è segnato da significative ed importanti vestigia. A cominciare dal villaggio di Tapsos (penisola Magnisi)e dallo scalo marittimo del Mulinello, entrambi databili tra il XV al XIII secolo a.C., che denunciano l’esistenza di veri e propri traffici commerciali già nell’età del bronzo.
Castello Svevo
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Forti Garçia e Vittoria |
Pianta della rada degli inizi del 1800
In seguito la fondazione della colonia di Mègara Iblea sulla sponda di ponente della rada ad opera di popolazioni venute dalla Grecia nel VIII secolo a. C.. Poi il Castello Svevo edificato nel 1234 per volere di Federico II ed all’ombra del quale fu creato uno scalo commerciale. Ed ancora i Forti Garçia, di Vittoria e di Avalos nel XVI secolo baluardi contro le incursioni saracene nella rada, per arrivare agli inizi del secolo scorso con la costruzione dell’Hangar per dirigibili a difesa del naviglio dalle incursioni sottomarine tedesche. Di questo lungo itinerario storico-culturale l’Hangar è tra le testimonianze più pregevoli.
LA STORIA
La costruzione dell’hangar per dirigibili
E’ durante la Prima Guerra Mondiale che comincia la storia dell’Hangar e cioè quando lo Stato Maggiore della Marina, allo scopo di contrastare l’azione dei sommergibili tedeschi, che imperversano lungo le coste, decide di potenziare il dispositivo bellico difensivo.
Sommergibile tedesco del tipo U-boote
1911. Veduta della darsena di Augusta. All'orizzonte il pianoro ancora privo dell'inconfondibile
sagoma
dell'hangar per dirigibili. In fondo alla rada la nave carboniera Massilia all'ancora,
affondata poi da un sommergibile germanico U-boote.
Gli U-boote tedeschi infatti insidiano le rotte dei convogli alleati lungo le coste orientali siciliane e, quasi indisturbati, affondano il naviglio e dislocano mine davanti ai porti. Uno di essi, nel marzo del 1918, si è perfino addentrato nella rada di Augusta. Era il sommergibile U-89, al comando del tenente di vascello Karl Doenitz, che penetrato in rada in immersione, dal traverso di Torre Avalos, silura, affondandolo, il Massilia, un vecchio transatlantico inglese trasformato in carboniera che, costantemente ancorato ad est dei Forti Garsia e Vittoria, fungeva da deposito galleggiante di carbone per il rifornimento delle navi.
Per attuare in modo efficace tale contrasto e non potendo utilizzare nella necessaria quantità i motoscafi antisommergibili, MAS, impiegati invece massicciamente nel Mar Adriatico, si è puntato sull’utilizzo del mezzo aereo ed in particolare del dirigibile ritenuto, nella lotta anti-sommergibili, più adatto dell’idrovolante. Ciò si dimostrerà quanto mai vero se si considera che, durante tutto il conflitto, in quasi tutte le missioni delle squadriglie di idrovolanti operanti nella costa orientale della Sicilia non è stato neppure danneggiato alcun U-boote tedesco.
Il dirigibile infatti nel compiere la sua azione di ricognizione, che di solito si svolgeva di conserva con i MAS, era in grado di volare a bassa velocità sull’obiettivo fino a fermarsi, potendo così esercitare eventualmente anche un’azione aggressiva, inoltre possedeva una grande autonomia di volo.
Pertanto nel giugno del 1917, su indicazione degli alleati francesi, viene individuata Augusta come base di un nuovo aeroscalo per dirigibili di media cubatura, 12.000 metri cubi, che avrebbero dovuto svolgere il compito della vigilanza dello stretto di Messina e delle rotte a sud della Sicilia.
Mappa dell’aeroscalo nella fase di primo impianto
Per la sua realizzazione viene individuato un pianoro che insiste su un’area complessiva di oltre 30 ettari, di proprietà Omodei, ubicato tra le contrade Pastandrea, San Giorgio e Costa dei Conti, ad una quota di 32 metri circa sul livello del mare.
Il sito scelto si dimostrava idoneo all’impianto dell’aeroscalo sia per la posizione dominante sulla rada, sia perché l’area si prestava alla possibilità di futuri ampliamenti e sia per le buone condizioni atmosferiche generali. Infatti la direzione prevalente dei venti nella zona era particolarmente idonea alle manovre di partenza e di rientro in hangar dei dirigibili.
La progettazione di un hangar in grado di ospitare dirigibili di tipo “M” da 12.000 metri cubi fu affidata allo studio dell’ing. Antonio Garboli di Brindisi, un pioniere nell’uso del cemento armato nelle costruzioni, e l’edificio venne costruito dalla “Società Anonima Cementi Armati e Costruzioni Ing Antonio Garboli”, con una tecnologia costruttiva pressoché unica in tempi in cui ben poco si era realizzato con siffatti materiali.
Le scelte progettuali adottate sono raramente riscontrabili in edifici dell’epoca ma anche in costruzioni contemporanee.
L’Impresa Garboli ha realizzato negli stessi anni altri due hangar per dirigibili, sempre in cemento armato, in contrada Marmorelle vicino a di San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi. Erano di minori dimensioni e, come mostrano le immagini qui riportate, presentavano anch’essiinteressanti soluzioni architettoniche che in qualche modo ricordano quello di Augusta. Sono stati demoliti nel 1943 per far spazio ad un nuovo aeroporto.
1918. San Vito dei Normanni: i due hangar in fase di costruzione. Alcuni particolari costruttivi di questi hangar, quali il portale, le finestre, i piloni esterni, le costruzioni adiacenti per i servizi, ricordano chiaramente quello di Augusta.
La costruzione dell’hangar di Augusta viene iniziata nel mese di novembre del 1917, a guerra già inoltrata, e considerata la maestosità dell’impresa, sarà completata solo nel 1920, cioè a guerra finita, nonostante fosse stata impiegata un grande quantità di manodopera, tra cui anche un buon numero di prigionieri austriaci che erano baraccati al Granatello.
1918. L’Hangar in fase di costruzione.
continua.....