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02-Feb-2024
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PROGETTO DI AMPLIAMENTO DEL PORTO COMMERCIALE
Secondo quanto previsto, le banchine destinate all’ormeggio delle navi sono le due che si affacciano verso i Forti, che formano una spezzata di lati rispettivamente di 300 m e 350 m, e quella che si affaccia verso il seno settentrionale della rada lunga 350 m. Questa banchina container fa parte della terza variante al Piano Regolatore Portuale, approvata nel 1986, che costituisce il vigente P.R.P.. Tale variante prevede anche l’ampliamento del terrapieno posto a tergo dell’attuale banchina da realizzarsi mediante la colmata delle saline site a Nord della foce del fiume Mulinello. Senza entrare nelle criticità tecniche che fanno risultare questa banchina “inattuale e poco adatta per qualsiasi tipo di traffico si voglia realizzare nel Porto Commerciale” così come riportato nello studio di fattibilità realizzato da Sviluppo Italia S.p.A. nel 2006, ci si limita ad evidenziare che questo ampliamento, oltre a non essere rispettoso dell’equilibrio ecologico del territorio, è in chiaro conflitto con i progetti di valorizzazione del sito. La nuova banchina estendendosi verso nord occuperebbe le pendici del pianoro dell’Hangar, in altre parole con tale costruzione verrebbe cementificata l’area costiera dell’ex idroscalo. È un progetto che interferisce pesantemente con quello del Comune di Augusta di Parco Mediterraneo, che prevede, nella seconda fase di attuazione, la continuazione dell’area museale polifunzionale con cavea e percorsi attrezzati fino in prossimità del mare, per poi proseguire in acqua tramite una serie di moli d’attracco per la sistemazione di navi museo e di altri mezzi navali, storici e moderni, oltre che per l’approdo dei natanti adibiti al trasporto dei visitatori che accederanno al Parco dal mare. La costruzione di questa banchine è anche in evidente contrasto con il Piano di Risanamento Ambientale che, nella scheda G2-3/C, prevede il recupero di quest’area a verde pubblico attrezzato e per la realizzazione di infrastrutture di uso collettivo, in modo tale che il Parco dell’Hangar assieme al Parco sub-urbano del Mulinello e alle Saline di Augusta possano costituire un’ampia fascia verde continua. La banchina interrompe questa continuità. Il progetto non tiene conto dell’importanza di alcune emergenze della zona (Forti cinquecenteschi, Parco sub-urbano del Mulinello e la sua area archeologica, Hangar per dirigibili, saline, zone a protezione speciale, ecc..) e, prevedendo la cementificazione della zona costiera, contrasta apertamente con le recenti indicazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale e del Codice dei beni Culturali e del Paesaggio.
Tra l’anno di concezione del progetto di allargamento della banchina (1986) e l’anno della sua approvazione definitiva (2008) la realtà territoriale è talmente cambiata, sotto il profilo ambientale, sociale e normativo, che riesce incomprensibile come si possa portare avanti un intervento del genere che ha dell’assurdo. Risanamento Come abbiamo già evidenziato nell'agosto 2008, in un articolo apparso sul Giornale di Augusta, si tratta di un intervento estremamente invasivo con un impatto devastante sul territorio; un intervento che determina uno stravolgimento del paesaggio nella parte di rada più ricca di significati storici e culturali per la città. Una lama di cemento che, partendo dalle pendici del parco dell’Hangar, trafigge la rada, per dirla in metafora: una vera e propria pugnalata al cuore della città. Una scelta progettuale che si prefigura come un atto di ingiustificabile barbarie nei riguardi del paesaggio più che un'ipotesi sviluppo. Il parco del Mulinello, l’Hangar per dirigibili, i resti delle strutture dell’ex-idroscalo (gru, hangar, capannoni, ecc che rappresentano testimonianze di archeologia industriale), i cinquecenteschi forti Garçia e Vittoria e le saline di Augusta, zone a protezione speciale, costituiscono tante e tali emergenze ambientali che devono, ragionevolmente, scoraggiare l’idea di un ampliamento del porto commerciale in tale zona. Con questo intervento, inoltre, si vanifica l’ipotesi che il Parco dell’Hangar, area ex idroscalo, possa aspirare ad essere riconosciuto patrimonio dell’Umanità. Un’ipotesi prospettata dall’ispettore Unesco Ray Bondin che valuta alta la probabilità di un esito favorevole della candidatura. E ciò per la particolare categoria a cui il bene appartiene, archeologia industriale, in cui le proposte dell’Italia sono carenti. Un gruppo di lavoro dell’Università di Catania, a conclusione di un Master sulla Valorizzazionee gestione dei siti Patrimonio Culturale Mondiale ha preparato una bozza di candidatura che riguarda l’Hangar nel suo contesto storico, culturale, geografico cioè tutta l’area dell’ex-idroscalo. L’Hangar Team Augusta chiede pertanto alle Autorità competenti, alle forze politiche, alle organizzazioni culturali e ambientaliste, ai cittadini che si intervenga in difesa dell’identità culturale della città, in difesa dell’ambiente e del paesaggio, e soprattutto in difesa dei diritto della cittadinanza ad avere salvaguardate le opportunità di uno sviluppo sostenibile nella zona. Ritiene pertanto necessarie una revisione ed una rielaborazione del Piano Regolatore Portuale, in modo che l’hub portuale per la movimentazione dei container venga localizzato nella zona sud, all’ingresso del porto, operando una scelta sicuramente più efficace e con prospettive di sviluppo, e abbandondo definitivamente l’ipotesi di un’ulteriore espansione del porto commerciale nell’attuale area prevista, cioè alle pendici del Parco dell’Hangar. Quanto su esposto è contenuto nella nota del 13/11/2008 che l’Associazione ha inviato alle autorità competenti.
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